FAMIGLIE IN DIFFICOLTÀ

La presenza nella comunità familiare di persone gravemente malate o di figli o altri membri handicappati è causa di profondi disagi e determina spesso situazioni non facilmente sopportabili: le famiglie si sentono isolate, abbandonate, non accolte e non mancano momenti di scoraggiamento o addirittura di disperazione. In questi contesti di sofferenza e di dolore, tuttavia, si sanno dischiudere anche prospettive di grande carità, affetto, dolcezza e maturità umana. La presenza di malati, handicappati e sofferenti sa sprigionare nelle famiglie risorse inaspettate di condivisione, di prossimità, di scoperta del senso più genuino della vita. La sofferenza può diventare, così, avvicinamento più vero, e forse a volte ritrovato, al mistero di Dio, come pure avvicinamento al mistero dell’uomo, nella riscoperta di aver bisogno degli altri, di fraternità più limpida e sciolta al di là di ogni barriera o distinzione. La stessa persona malata o handicappata diventa capace di comunicare a quanti la incontrano e vivono con lei, in modo misterioso ma reale, ciò che c’è di più vero nella sua vicenda di sofferenza e nella vita intera. Nello stesso tempo, agli altri membri della famiglia è chiesto non solo di aprirsi alla condivisione e di garantire la vicinanza e l’assistenza, ma anche di mettersi in atteggiamento di vera accoglienza di quelle ricchissime lezioni di vita, che possono venire dai loro congiunti nella malattia o nella sofferenza. Né si può dimenticare che, «a loro volta, i familiari hanno bisogno di sostegno per vivere, senza smarrirsi, il peso imposto dalla malattia di un loro congiunto». È necessario, perciò, educarli a tenere presso di sé i congiunti in difficoltà, accompagnarli con la preghiera e mediante una discreta e profonda opera di direzione e di consiglio spirituale. Di grande aiuto sarà anche la vicinanza premurosa e fattiva di persone e famiglie amiche e di quanti, attraverso l’azione di volontariato, si renderanno presenti con visite non solo episodiche ma costanti, sapranno esprimere gesti di genuina solidarietà e non mancheranno di creare le condizioni, da tutti accettate, perché il peso della cura delle persone malate o handicappate possa essere distribuito e condiviso, soprattutto in certi momenti o periodi dell'anno (Direttorio di Pastorale Familiare, 119-120).