FORUM PROVINCIALE ASSOCIAZIONI FAMILIARI

Intesa come «determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune», la solidarietà chiede di attuarsi anche attraverso l’assunzione di forme dirette di partecipazione politica. Le famiglie, in quanto generate dalla solidarietà e generatrici di solidarietà, sono chiamate a esprimere il loro compito sociale «anche in forma di intervento politico: le famiglie, cioè, devono per prime adoperarsi affinché le leggi e le istituzioni dello stato non solo non offendano, ma sostengano e difendano positivamente i diritti e i doveri della famiglia. In tal senso le famiglie devono crescere nella coscienza di essere “protagoniste” della cosiddetta “politica familiare” e assumersi la responsabilità di trasformare la società: diversamente le famiglie saranno le prime vittime di quei mali, che si sono limitate ad osservare con indifferenza». Come è giusto che le coppie e le famiglie esigano dalla società e dall’autorità il rispetto e la promozione dei loro diritti, così è doveroso che le coppie e le famiglie diventino sempre più protagoniste attive e responsabili di politiche sociali e familiari, con le quali la famiglia, fondata sul matrimonio, possa essere realmente rispettata e promossa come unità sociale di base. Di grande importanza sono, a tale riguardo, varie forme di associazioni familiari: oltre ad esprimere a loro modo la dimensione della solidarietà, si presentano come «una necessità storica per le famiglie stesse che vogliano possedere una adeguata forza rivendicativa dei loro doveri e diritti, di fronte ai molti continui tentativi che le strutture pubbliche vanno facendo per ridurre o rifiutare quella presenza nel sociale che compete di diritto alle famiglie come tali». Grazie a queste forme associative si potranno promuovere e sostenere più adeguatamente autentiche politiche familiari. Perché ciò si realizzi, occorre che le istituzioni civili e lo Stato riconoscano la priorità della famiglia su ogni altra comunità e sulla stessa realtà statuale, applichino il principio di sussidiarietà, considerino la famiglia come gruppo sociale di base e non solo come un insieme di singole persone, riconoscano la cittadinanza della famiglia e la sua soggettività in quanto tale, senza limitarsi a provvedere con assistenze rivolte quasi soltanto alle famiglie più deboli, povere o emarginate. Gli sposi cristiani e le famiglie si assumano la loro parte di responsabilità nel rendere più umana la convivenza sociale. Riflettano e si interroghino, perciò, sulla possibilità di un loro impegno diretto nei confronti delle persone seriamente in difficoltà (drogati, malati di AIDS, minori abbandonati o in difficoltà, handicappati, anziani...) o di qualche forma di accoglienza, di ospitalità o di volontariato anche internazionale. In questo contesto «è urgente risvegliare la coscienza delle coppie e delle famiglie cristiane riguardo all'importanza di un loro contributo propriamente politico al bene della società». È pure necessario che ogni famiglia verifichi la possibilità di una sua eventuale partecipazione più diretta alla promozione e alla gestione della politica familiare. Infine, con vivo senso del bene comune e allo scopo di promuovere e sostenere adeguati interventi sociali e politici, le famiglie diano vita ad appositi organismi previsti dalle leggi italiane e in diversi livelli istituzionali, dai comuni alle regioni. Le coppie e le famiglie cristiane si impegnino attivamente in tali organismi e in ogni altra associazione, specie se di ispirazione cristiana; ma, nel rispetto di un legittimo pluralismo, non tralascino di collaborare anche con altri organismi e associazioni analoghi veramente indirizzati al bene comune e alla difesa e valorizzazione della famiglia (Direttorio di Pastorale Familiare, 181-183).